Alessandro nell’Indie, Parigi, Hérissant, 1780

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Gabinetti reali.
 
 PORO e GANDARTE
 
 PORO
 E passerà l'Idaspe
 l'abborrito rival senza contesa?
 GANDARTE
 No, mio re. Per tuo cenno
 già radunai gran parte
455de' tuoi sparsi guerrieri; e presso al ponte,
 che unisce dell'Idaspe ambe le rive,
 cauto gli ascosi. In questo agguato avvolto
 troverassi Alessandro, appena giunto
 di qua dal fiume; ed il soccorso a lui
460dell'esercito greco il ponte angusto
 ritarderà.
 PORO
                     Benché da lui diviso
 l'esercito rimanga, avrà difesa.
 Sai pur che in ogni impresa
 lo precedono sempre
465gli argiraspidi suoi.
 GANDARTE
                                       Fra questi appunto
 seminò Timagene
 l'odio per lui. Gli avrem compagni; o almeno
 non ci saran nemici. E quando ancora
 gli fossero fedeli, il lor coraggio
470si perderà nell'improvviso assalto.
 Tu questi dalle sponde
 combattendo disvia. Sul varco angusto
 io sosterrò del ponte
 l'impeto ostile. Alle mie spalle intanto
475diroccheranno i nostri
 gli archi di quello ed i sostegni in parte
 rosi dal tempo e indeboliti ad arte.
 Così là senza duce
 resteranno le schiere; e senza schiere
480qua il duce resterà. Compito questo,
 al fato e al tuo valor si fidi il resto.
 PORO
 L'unico ben, ma grande,
 che riman fra' disastri agl'infelici,
 è il distinguer da' finti i veri amici.
485Oh del tuo re, non della sua fortuna,
 fido seguace! E perché mai del regno,
 ond'io possa premiarti, il ciel mi priva?
 
 SCENA II
 
 ERISSENA e detti
 
 ERISSENA
 Poro, Gandarte, arriva
 Alessandro a momenti. Un greco messo
490recò l'avviso. Io dalla regia torre
 vidi di là dal fiume
 sotto diverse piume
 splender elmi diversi; il suono intesi
 de' stranieri metalli; e fra le schiere
495vidi all'aura ondeggiar mille bandiere.
 PORO
 E Cleofide intanto
 che fa?
 ERISSENA
                 Corre a incontrarlo.
 PORO
                                                       Ingrata! Amico,
 vanne, vola e m'attendi
 al destinato loco.
 GANDARTE
                                 E tu non vieni?
 PORO
500Sì; ma prima all'infida
 voglio recar sugli occhi
 de' tradimenti suoi tutta l'immago.
 Un'altra volta almeno
 voglio dirle infedele e poi son pago.
 GANDARTE
505E tu pensi a costei? L'onor ti chiama
 a più degni cimenti.
 PORO
 Va', Gandarte; a momenti
 raggiungo i passi tuoi.
 GANDARTE
 (Oh amor sempre tiranno anche agli eroi!) (Parte)
 
 SCENA III
 
 PORO ed ERISSENA
 
 ERISSENA
510Germano, anch'io vorrei trovarmi in campo
 d'Alessandro all'arrivo.
 PORO
                                             Invan lo brami.
 ERISSENA
 Perché?
 PORO
                  Non più. Lasciami solo.
 ERISSENA
                                                              E quale
 ragione il vieta?
 PORO
                                 A una real donzella
 andar così fra l'armi,
515come lice a un guerrier, non è permesso.
 ERISSENA
 Misera servitù del nostro sesso! (Parte)
 
 SCENA IV
 
 PORO
 
 PORO
 No no, quella incostante
 non si torni a mirar. Troppo di Poro
 nell'anima agitata
520che regna ancor conosceria l'ingrata.
 Miei sdegni, all'opra. Audaci
 non vi crede Alessandro e non vi teme;
 provi con sua sventura
 quanto è lieve ingannar chi s'assicura.
 
525   Senza procelle ancora
 si perde quel nocchiero
 che lento in su la prora
 passa dormendo il dì.
 
    Sognava il suo pensiero
530forse le amiche sponde;
 ma si trovò fra l'onde
 allor che i lumi aprì. (Parte)
 
 SCENA V
 
  Campagna sparsa di fabbriche antiche con tende ed alloggiamenti militari preparati da Cleofide per l’esercito greco. Ponte sull’Idaspe. Campo numeroso d’Alessandro, disposto in ordinanza di là dal fiume, con elefanti, torri, carri coperti e macchine da guerra.
  Nell’apertura della scena s’ode sinfonia di stromenti militari, nel tempo della quale passa il ponte una parte de’ soldati greci ed appresso a loro Alessandro con Timagene; poi sopraggiunge Cleofide ad incontrarlo.
 
 CLEOFIDE, ALESSANDRO e TIMAGENE; indi GANDARTE
 
 CLEOFIDE
 Signor, l'India festiva
 esulta al tuo passaggio e lieta tanto
535non fu, cred'io, quando tornar si vide
 dall'ultimo Oriente,
 trionfator del Gange infra l'adorna
 di pampini frondosi allegra plebe,
 su le tigri di Nisa il dio di Tebe.
 ALESSANDRO
540Siano accenti cortesi o sian veraci
 sensi del cor, di tua gentil favella
 mi compiaccio, o regina; e solo ho pena
 che fu all'India funesto il brando mio.
 CLEOFIDE
 Eh vadano in obblio
545le passate vicende; ormai sicuro
 puoi riposar su le tue palme.
 ALESSANDRO
                                                       Ascolto (Si sente di dentro rumore d’armi)
 strepito d'armi.
 CLEOFIDE
                                Oh stelle!
 ALESSANDRO
 Timagene, che fu?
 TIMAGENE
                                     Poro si vede
 fra non pochi seguaci
550apparir minaccioso.
 CLEOFIDE
                                       (Ah troppo veri
 voi foste, o miei timori!)
 ALESSANDRO
                                                E ben, regina,
 io posso ormai sicuro
 su le palme posar?
 CLEOFIDE
                                     Se colpa mia,
 signor...
 ALESSANDRO
                  Di questa colpa
555si pentirà chi disperato e folle
 tante volte irritò gli sdegni miei. (Alessandro snuda la spada e seco Timagene e vanno verso il ponte)
 CLEOFIDE
 L'amato ben voi difendete, o dei. (Parte. Entrata Cleofide, si vedono uscir con impeto gl’Indiani da’ lati della scena vicino al fiume. Questi assalgono i Macedoni; Poro assale Alessandro; Gandarte con pochi seguaci corre sul mezzo del ponte ad impedire il passo all’esercito greco. E intanto che siegue la zuffa nel piano, alcuni guastatori vanno diroccando il suddetto ponte. Disviati i combattenti fra le scene, si vede vacillare e poi cadere parte del ponte. Quei macedoni, che combattevano su l’altra sponda, si ritirano intimoriti dalla caduta; e Gandarte rimane con alcuni de’ suoi compagni in cima alle ruine)
 GANDARTE
 Seguitemi, o compagni; unico scampo
 è quello ch'io v'addito. Ah secondate, (Getta la spada ed il cimiero nel fiume)
560pietosi numi, il mio coraggio. Illeso
 s'io resterò per lo cammino ignoto,
 tutti i miei giorni io vi consacro in voto. (Si getta dal ponte nel fiume)
 
 SCENA VI
 
 CLEOFIDE dalla destra, preceduta da PORO senza spada
 
 CLEOFIDE
 Ma per pietà, ben mio,
 non più sospetti. Io t'amo;
565non amo altro che te; penso a salvarti
 quando soffro Alessandro.
 PORO
                                                  Oh dio! Vorrei
 prestarti fé.
 CLEOFIDE
                         Ma per prestarmi fede
 quai pegni vuoi da me? T'adoro ingrato;
 fuggitivo or ti sieguo;
570lascio i paterni lidi;
 abbandono i miei regni; e non ti fidi?
 Giusti dei che vedete
 l'interno d'ogni cor, tutti al grand'atto,
 tutti siate or presenti. Io fida a Poro
575sposa or mi giuro; il giuramento ascolti,
 vindice e testimonio il ciel ne sia.
 Poro, dammi la destra; ecco la mia.
 PORO
 Oh destra! Oh sposa! Oh me felice! Io fui
 un ingiusto finor; perdono, o cara; (Inginocchiandosi)
580qualunque fallo antico...
 CLEOFIDE
 Aimè! Sorgi, mia vita; ecco il nemico. (Spaventata)
 PORO
 Dove?
 CLEOFIDE
                Colà.
 PORO
                            Quest'altra via... Ma quindi
 pur s'appressan guerrieri. Agl'infelici
 son pur brevi i contenti.
 CLEOFIDE
585Sposo, ah non v'è più scampo. A tergo il fiume,
 Alessandro ci arresta
 in quella parte, e Timagene in questa.
 Eccoci prigionieri.
 PORO
                                     Oh dei! Vedrassi
 la consorte di Poro
590preda de' Greci? Agl'impudici sguardi
 misero oggetto? Alle insolenti squadre
 scherno servil? Chi sa qual nuovo amante...
 qual talamo novello... Ah ch'io mi sento
 mille furie nel sen.
 CLEOFIDE
                                     Poro, è perduta
595per noi dunque ogni speme?
 PORO
 No; ci resta una via; si mora insieme. (Poro snuda uno stile; ed alza il braccio in atto di ferirla)
 
 SCENA VII
 
 ALESSANDRO che, uscendo alle spalle di PORO, lo trattiene e lo disarma. Soldati greci e detti
 
 ALESSANDRO
 Crudel, t'arresta.
 CLEOFIDE
                                  (Aita, o stelle!)
 ALESSANDRO
                                                               E donde
 tanto ardimento e tanta
 temerità? (A Poro)
 CLEOFIDE
                       Signor, la morte mia
600di Poro è cenno.
 PORO
                                Io sono...
 CLEOFIDE
                                                   Egli è di Poro
 fedele esecutor. (Taci, ben mio). (Piano a Poro)
 PORO
 No, più tempo, o regina,
 di ritegni or non è. Sappi, Alessandro,
 che nulla mi sgomenta il tuo potere;
605sappi...
 
 SCENA VIII
 
 TIMAGENE e detti
 
 TIMAGENE
                 Le greche schiere,
 signor, vieni a sedar. Chiede ciascuno
 di Cleofide il sangue; ognun la crede
 rea dell'insidia.
 PORO
                                Ella è innocente; ignota
 le fu la trama. Il primo autor son io;
610tutto l'onor del gran disegno è mio.
 CLEOFIDE
 (Aimè!)
 ALESSANDRO
                   Barbaro, e credi
 pregio l'infedeltà?
 CLEOFIDE
                                    Signor, s'io mai...
 ALESSANDRO
 Abbastanza palese
 per l'insulto d'Asbite
615è l'innocenza tua. Per me, regina,
 sarà nota alle schiere. Io passo al campo;
 intanto, o Timagene,
 tu di congiunte navi
 altro ponte rinnova; occupa i siti
620della città più forti. Entro la reggia
 sia da qualunque insulto
 Cleofide difesa; e questo altero
 custodito rimanga e prigioniero. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 CLEOFIDE, PORO e TIMAGENE con guardie
 
 TIMAGENE
 Macedoni, alla reggia
625Cleofide si scorga; e intanto Asbite
 meco rimanga.
 CLEOFIDE
                               (In libertà potessi,
 senza scoprirlo, almen dargli un addio).
 PORO
 (Potessi all'idol mio
 libero favellar).
 CLEOFIDE
                               De' casi miei,
630Timagene, hai pietà?
 TIMAGENE
                                          Più che non credi.
 CLEOFIDE
 Ah, se Poro mai vedi,
 digli dunque per me che non si scordi
 alle sventure in faccia
 la costanza d'un re; ma soffra e taccia.
 
635   Digli ch'io son fedele;
 digli ch'è il mio tesoro,
 che m'ami, ch'io l'adoro,
 che non disperi ancor.
 
    Digli che la mia stella
640spero placar col pianto,
 che lo consoli intanto
 l'immagine di quella
 che vive nel suo cor. (Parte con le guardie)
 
 SCENA X
 
 PORO e TIMAGENE
 
 PORO
 (Tenerezze ingegnose!)
 TIMAGENE
                                             Amico Asbite,
645siam pur soli una volta.
 PORO
                                             E con qual fronte
 mi chiami amico? Al mio signor prometti
 sedur parte de' Greci e poi l'inganni.
 TIMAGENE
 Non l'ingannai. Sedotti
 gli argiraspidi avea; ma non so dirti
650se a caso, se avvertito,
 se protetto dal ciel, gli ordini usati
 cangiò al campo Alessandro; onde rimase
 ultima quella schiera
 che doveva al passaggio esser primiera.
 PORO
655Dubito di tua fé.
 TIMAGENE
                                 Qualunque prova
 dimandane e l'avrai. Va'; la mia cura
 prigionier non t'arresta;
 libero sei; la prima prova è questa.
 PORO
 Ma come ad Alessandro...
 TIMAGENE
                                                 Ad Alessandro
660creder farò che disperato a morte
 volontaria corresti.
 PORO
                                     E di vendetta
 più speranza non v'è?
 TIMAGENE
                                           Sì; già inviai
 un mio foglio al tuo re. Da quello istrutto
 a' reali giardini
665Poro verrà fra poco; e là dell'Asia
 a svenar l'oppressore agio ed aita
 avrà da me.
 PORO
                         Ma questo foglio a Poro
 non pervenne finor.
 TIMAGENE
                                       No! Come il sai?
 PORO
 Più non cercar; Poro non l'ebbe; io posso
670asserirlo per lui.
 TIMAGENE
                                 M'avesse mai
 tradito il messaggier! Tremo. Ah t'affretta,
 Asbite, a Poro; ah, s'ei non vien, ruina
 tutto il disegno mio.
 PORO
 Poro verrà; non dubitarne.
 TIMAGENE
                                                   Addio. (Parte)
 PORO
675Ricomincio a sperar. Da' lacci sciolto,
 l'impeto già de' miei furori ascolto.
 
    Destrier, che all'armi usato
 fuggì dal chiuso albergo,
 scorre la selva, il prato,
680agita il crin sul tergo
 e fa co' suoi nitriti
 le valli risonar;
 
    ed ogni suon che ascolta
 crede che sia la voce
685del cavalier feroce
 che l'anima a pugnar. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 Appartamenti nella reggia di Cleofide.
 
 CLEOFIDE e GANDARTE
 
 CLEOFIDE
 È ver, tentò svenarmi
 ma per soverchio amor. Ma, già che il cielo
 dall'onde ti salvò, fuggi, Gandarte,
690fuggi da questa reggia. Ah, se Alessandro
 aggrava anche il tuo piè de' lacci suoi,
 nessun rimane in libertà per noi.
 Ei vien; parti.
 GANDARTE
                             Non sia
 mai ver ch'io t'abbandoni.
 CLEOFIDE
                                                   Ah dal suo ciglio
695celati per pietà.
 GANDARTE
                                Numi, consiglio. (Si nasconde)
 
 SCENA XII
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Per salvarti, o regina,
 tentai frenar, ma invano,
 d'un campo vincitor l'impeto insano.
 Non intende, non ode,
700non conosce ragion. La rea ti crede;
 e minacciando il sangue tuo richiede.
 Ma non temer; mi resta
 una via di salvarti. In te rispetti
 ogni schiera orgogliosa
705una parte di me; sarai mia sposa.
 CLEOFIDE
 Io sposa d'Alessandro! (Sorpresa)
 ALESSANDRO
 E qual altro riparo,
 quando un campo ribelle
 una vittima chiede?
 GANDARTE
                                        Eccola. (Si palesa)
 CLEOFIDE
                                                       (Oh stelle!)
 ALESSANDRO
710Chi sei?
 GANDARTE
                   Poro son io.
 ALESSANDRO
                                           Come fra questi
 custoditi soggiorni
 giungesti a penetrar?
 GANDARTE
                                          Per via nascosa
 che il passaggio assicura
 dalle sponde del fiume a queste mura.
 ALESSANDRO
715E ben, che vuoi? Domandi
 pietà, perdono? O ad insultar ritorni
 l'infelice regina?
 GANDARTE
                                  A che mi vai
 rimproverando un disperato cenno,
 fra' tumulti dell'armi, in mezzo all'ire
720mal concepito, mal inteso e forse
 crudelmente eseguito? È a me palese
 l'inumana richiesta
 del campo tuo che lei vuol morta; e vengo
 ad offrirmi per lei. Porto all'insana
725greca barbarie un regio capo in dono.
 Io la vittima sono,
 se il reo si chiede; io meditai gl'inganni;
 in me punir dovete
 le insidie, i tradimenti;
730son Cleofide e Asbite ambo innocenti.
 ALESSANDRO
 (Oh coraggio, oh fortezza!)
 CLEOFIDE
 (Oh fede che innamora!)
 GANDARTE
 (Il mio re si difenda e poi si mora).
 ALESSANDRO
 (E fia ver che mi vinca
735un barbaro in virtù! No). Poro, ascolta.
 Col tuo fedele Asbite
 ti lascio in libertà. L'istessa via,
 che fra noi ti condusse,
 allo sdegno de' Greci anche t'involi.
 GANDARTE
740E Cleofide intanto...
 ALESSANDRO
 Cleofide è mia preda;
 ritenerla potrei, potrei salvarla
 senza renderla a te; ma, quando vieni
 ad offrirti in sua vece,
745la meritasti assai. Dall'atto illustre
 la tua grandezza e l'amor tuo comprendo;
 onde a te (non so dirlo), a te la rendo.
 CLEOFIDE
 Oh clemenza!
 GANDARTE
                            Oh pietà!
 ALESSANDRO
                                                D'Asbite io volo
 a disciogliere i lacci. Andate, amici;
750e serbatevi altrove a' dì felici.
 
    Se è ver che t'accendi (A Gandarte)
 di nobili ardori,
 conserva, difendi
 la bella che adori
755e siegui ad amarla,
 che è degna d'amor.
 
    Di qualche mercede
 se indegno non sono,
 la man che lo diede
760rispetta nel dono;
 non altro ti chiede
 il tuo vincitor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 CLEOFIDE, GANDARTE; poi ERISSENA
 
 CLEOFIDE
 Chi sperava, o Gandarte,
 tanta felicità fra tanti affanni?
765Quanto dobbiamo a' tuoi pietosi inganni!
 GANDARTE
 Di vassallo e d'amico
 ho compiuto il dover. Ma... chi s'appressa?
 CLEOFIDE
 Sarà forse lo sposo.
 Ah no, giunge Erissena.
 GANDARTE
                                              Oh come asperso
770ha di lagrime il volto!
 CLEOFIDE
                                          Eh non è tempo
 di pianto, o principessa. Andremo altrove
 a respirar con Poro aure felici.
 ERISSENA
 Ah che Poro morì.
 CLEOFIDE
                                    Come!
 GANDARTE
                                                   Che dici!
 CLEOFIDE
 Mi ha tradita Alessandro!
 ERISSENA
                                                 Ei di sé stesso
775fu l'uccisor.
 CLEOFIDE
                        Quando? Perché? Finisci (Con affanno e fretta)
 di trafiggermi il cor.
 ERISSENA
                                        Sai che rimase,
 creduto Asbite, a Timagene in cura...
 CLEOFIDE
 E ben?
 ERISSENA
                 Cinto da' Greci,
 lungo il fiume alle tende
780andava prigionier, quando si mosse
 con impeto improvviso ed i sorpresi
 improvidi custodi urtò, divise,
 fra lor la via s'aperse,
 si lanciò nell'Idaspe e si sommerse.
 GANDARTE
785Privo di te, (A Cleofide) servo de' Greci, in odio
 ebbe Poro la vita.
 CLEOFIDE
                                   I suoi furori (Piangendo)
 mi predicean qualche funesto eccesso.
 GANDARTE
 Ma donde il sai?
 ERISSENA
                                 Da Timagene istesso.
 CLEOFIDE
 Che mi giovò su l'are
790tante vittime offrirvi, ingiusti dei!
 Se voi de' mali miei
 siete cagione, all'ingiustizia vostra
 non son dovute; e, se governa il caso
 tutti gli umani eventi, (Con passione disperata)
795vi usurpate il timor, numi impotenti.
 GANDARTE
 Ah che dici, o regina! Un mal privato
 spesso è pubblico bene;
 e v'è sempre ragione in ciò che avviene.
 Fuggi; torna in te stessa;
800pensa a salvarti.
 CLEOFIDE
                                 A che fuggir? Qual danno (Come sopra)
 mi resta da temer? Lo sposo, il regno,
 misera! già perdei; si perda ancora
 la vita che m'avanza;
 dov'è più di periglio, ho più speranza.
 
805   Se il ciel mi divide
 dal caro mio sposo,
 perché non m'uccide
 pietoso il martir?
 
    Divisa un momento
810dal dolce tesoro,
 non vivo, non moro;
 ma provo il tormento
 d'un viver penoso,
 d'un lungo morir. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 ERISSENA e GANDARTE
 
 GANDARTE
815Adorata Erissena,
 fra perdite sì grandi ah non si conti
 la perdita di te. Fuggiam da questa
 in più sicura parte;
 tuo sposo e difensor sarà Gandarte.
 ERISSENA
820Vanne solo; io sarei
 d'impaccio al tuo fuggir. La mia salvezza
 necessaria non è; la tua potrebbe
 esser utile all'India. Anzi tu devi
 a favor degli oppressi usar la spada.
 GANDARTE
825E dove senza te speri ch'io vada?
 
    Se viver non poss'io
 lungi da te, mio bene,
 lasciami almen, ben mio,
 morir vicino a te.
 
830   Che, se partissi ancora,
 l'alma faria ritorno;
 e non so dirti allora
 quel che farebbe il piè. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 ERISSENA
 
 ERISSENA
 E pur, chi 'l crederia, fra tanti affanni
835non so dolermi; e mi figuro un bene,
 quando costretta a disperar mi vedo.
 Ah, fallaci speranze, io non vi credo.
 
    Di rendermi la calma
 prometti, o speme infida;
840ma incredula quest'alma
 più fede non ti dà.
 
    Chi ne provò lo sdegno,
 se folle al mar si fida,
 de' suoi perigli è degno,
845non merita pietà. (Parte)
 
 Fine dell’atto secondo